Un orientamento pedagogico nella prospettiva del Concilio Vaticano II

mistagogiaQuesto libro non intende affrontare i molteplici aspetti del variegato e complesso tema dell’educazione. Il suo scopo principale è di richiamare l’orientamento pedagogico presente nei documenti conciliari e, in particolar modo, nella Gravissimum educationis. L’autore ritiene che la recezione del Concilio Vaticano II richieda una “svolta mistagogica” della pastorale. Essa consiste in una azione ecclesiale che, partendo dalla centralità del mistero pasquale di Cristo, consideri la vita cristiana come “esperienza mistica”, cioè come intima unione con Cristo e, conseguentemente, intenda l’educazione come “accompagnamento mistagogico”. In altri termini, secondo l’autore, il rinnovamento conciliare si fonda su tre concetti chiave: mistero, mistica e mistagogia. Queste tre idee-guida propongono un nuovo orientamento per la riflessione teologica, una conversione dell’agire pastorale, una differente proposta educativa.

La pubblicazione degli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Educare alla vita buona del Vangelo, ha dato significativo impulso alla riflessione e a una serie di articoli, volumi e saggi sul tema dell’educazione, già in agenda da alcuni anni sul fronte delle urgenze dell’azione pastorale della Chiesa, e non solo in Italia.

Lo scorso anno il Santo Padre Benedetto XVI, incontrando i Vescovi italiani riuniti nella loro assemblea generale, incoraggiava ad affrontare con decisione questo impegno: «Corroborati dallo Spirito, in continuità con il cammino indicato dal Concilio Vaticano II, e in particolare con gli orientamenti pastorali del decennio appena concluso, avete scelto di assumere l’educazione quale tema portante per i prossimi dieci anni.

Tale orizzonte temporale è proporzionato alla radicalità e all’ampiezza della domanda educativa. E mi sembra necessario andare fino alle radici profonde di questa emergenza per trovare anche le risposte adeguate a questa sfida» (27 maggio 2010). Tra i molti saggi già pubblicati merita particolare attenzione quello di V. Angiuli. Giovane vescovo, di età e di nomina, di Ugento – Santa Maria di Leuca, l’autore affronta la tematica da una prospettiva originale, annunciata già dall’illustrazione in copertina: Maiestas Domini et consecratio fontis, da un benedizionale dell’XI secolo conservato nel museo diocesano di Bari.

L’educazione è letta a partire dalla missione della Chiesa, che genera come madre ed educa come maestra: l’idea è esplicitata dalla dedica posta in esergo all’introduzione dell’autore: «Alla Chiesa di Bari-Bitonto, mia “Ecclesia Mater” e alla Chiesa di Ugento – Santa Maria di Leuca, “Ecclesia Magistra” del mio ministero episcopale» (p. 11). Il saggio è articolato in tre capitoli con una conclusione sui principali “guadagni educativi” della proposta. Nel primo capitolo l’autore esplicita lo scopo dello studio: verificare se la recezione dell’ecclesiologia conciliare non richieda una “svolta mistagogica” della pastorale (p. 16). Egli, partendo dalla riflessione conciliare e dalla sua recezione, individua tre concetti chiave, tre idee guida del rinnovamento teologico e pastorale promosso dal Concilio: mistero, mistica, mistagogia. A proposito del primo concetto – mistero – Angiuli lo indica come categoria sintetica dell’insegnamento proposto dal Concilio: «Le quattro costituzioni dogmatiche, in modo particolare, nel loro insieme, offrono una visione complessiva del significato del mistero cristiano. In tal senso, è significativo che il Sinodo straordinario dei Vescovi, a vent’anni dalla celebrazione conciliare (1985), fin dal titolo, abbia richiamato unitariamente le quattro costituzioni e le ha ripresentate come dimensioni differenti e complementari dell’unico mistero: Ecclesia sub verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi.

Come a dire che nella celebrazione del mistero di Cristo, la Chiesa, ammaestrata dalla Parola di Dio, incontra il Signore risorto e da lui è inviata ad annunziare e a testimoniare la novità di vita che sgorga dall’evento della risurrezione del Signore Gesù. In tal modo si instaura una correlazione tra la vita cristiana e il mistero di Cristo» (p. 34). Il mistero conduce alla mistica, intesa come vita in Cristo e nello Spirito. La mistica è quindi qualificata come esperienza liturgico-sacramentale del mistero di Cristo, come esperienza biblico-spirituale ed esistenziale-vitale dello stesso mistero. Si giunge così alla mistagogia, intesa come prendere per mano una persona e aiutarla ad entrare nella profondità del suo mistero, considerato alla luce del mistero pasquale di Cristo. La mistagogia infatti, secondo l’autore, «crea un circolo virtuoso tra ortodossia, ortoprassi e ortopatia.

Tratto dalla rivista Lateranum n. 3/2011
(http://www.pul.it)